Le poste in valuta | |
Come è noto il 1° gennaio 2004 è entrata in vigore la riforma del
diritto societario. Essa, tra le altre novità, ha abrogato il 2° Comma
dell’art.
2426 del Codice Civile che consentiva di inquinare il bilancio con
rettifiche di valore ed accantonamenti effettuati solamente con finalità
fiscali. Conseguenza di tale abrogazione è che, a partire dai bilanci relativi ad esercizi chiusi dopo il 30 settembre 2004, il bilancio d’esercizio deve essere compilato applicando esclusivamente le norme ed i criteri di valutazione stabiliti dal Codice Civile: non si potrà più tenere conto delle norme fiscali, salvo che queste non coincidano con la natura contabile dei fenomeni economici che dovranno essere rappresentati con il bilancio. Il passaggio dal reddito contabile a quello fiscale sarà effettuato in sede di dichiarazione dei redditi, apportando al reddito civile le variazioni in aumento e in diminuzione necessarie. Soffermiamoci ora su come devono essere valutate le poste in valuta secondo le norme civilistiche e secondo quelle fiscali e sulle conseguenze che ciò avrà in quelle imprese che, trovandosi ad operare con frequenza con l’estero, espongono spesso in bilancio delle poste in valuta estera. Nella nostra esposizione terremo conto anche delle novità fiscali introdotte dal Dlgs n.38 del 2005. Codice Civile. Le regole contabili relative alle poste in valuta sono le seguenti:
Tornando all’esempio precedente, se il credito non è stato riscosso nel corso dell’esercizio, alla fine dell’esercizio andrà valutato in base al cambio a pronti al 31/12 (ipotizzando, come accade in genere, che questa sia la data di chiusura del bilancio). Se tale cambio è pari a 1,23 il credito andrà valutato per 23.000 euro. La differenza di 2.000 euro (20.000 x 1,25 - 20.000 x 1,23) rappresenta una perdita presunta su cambi che deve essere rilevata alla voce C-17bis del Conto Economico. La voce C-17bis del Conto economico, quindi, andrà usata per rilevare:
La distinzione, tra valori effettivamente realizzati e valori presunti, va evidenziata nello stesso Conto economico o, in alternativa, in Nota integrativa. Va poi ricordato che, se la differenza tra gli utili e le perdite su cambi derivanti da valutazioni di bilancio risulta positiva, tale utile non può essere distribuito, ma va accantonato in una apposita riserva che non potrà essere distribuita fino al momento del realizzo di tali poste. Fisco. Fiscalmente, non vengono considerati utili o perdite su cambi quelli derivanti dalle valutazioni di fine esercizio delle poste in valuta, ma solamente quelli che derivano dalla effettiva realizzazione delle poste in valuta. La conseguenza di tutto ciò è che, nel caso in cui l’impresa abbia rilevato utili o perdite presunte su cambi, essa dovrà apportare delle rettifiche in sede di dichiarazione dei redditi. Gli utili presunti su cambi daranno luogo ad una variazione in diminuzione nella dichiarazione dei redditi, mentre le perdite presunte su cambi daranno luogo ad una variazione in aumento. Tornando all’esempio precedente e supponendo che l’impresa abbia rilevato una perdita presunta su cambi di 2.000 euro ed un reddito civile di 500.000 euro, il reddito fiscale sarà pari a 502.000 euro. Ipotizziamo poi che, nell’anno successivo l’impresa incassi il credito e l’importo incassato sia effettivamente di 23.000 euro. In bilancio non dovrà essere rilevata nessuna perdita su cambi in quanto essa è già stata contabilizzata nell’esercizio precedente, mentre fiscalmente essa andrà considerata nella determinazione del reddito tassabile in quanto si tratta di una perdita realizzata. Se, per ipotesi, il reddito contabile è pari a 450.000 euro, in sede di dichiarazione occorre apportare una rettifica in diminuzione di 2.000, per cui il reddito fiscale è pari a 448.000 euro. Inoltre, va tenuto presente che, la differenza tra il reddito civile e quello fiscale, comporta la necessità di rilevare la fiscalità differita. Conclusione. Se l’impresa si trova ad operare in modo assiduo con l’estero l’applicazione delle norme civilistiche e di quelle fiscali renderà necessario tenere costantemente sotto controllo le poste in valuta in modo da distinguere gli utili e le perdite su cambi derivanti da valutazione da quelli effettivamente realizzati e, per quanto concerne gli utili e le perdite presunte su cambi, tenere sempre in evidenza il momento del realizzo per verificare la necessità delle eventuali rettifiche fiscali. |